Fiori dal cemento è una storia. È una bella storia che nasce nell’Agosto 2012. È la storia di Alberto Varone vittima innocente della camorra, ma è una storia che è diventata anche nostra. E ‘noi’ siamo il clan del gruppo scout San Damiano 1: Il Clan Jonathan Livingston

Fiori dal cemento è un’eredità. Quella lasciataci dai ragazzi della cooperativa ‘Al di là dei sogni’ dopo il campo passato da loro a Maiano di Sessa Aurunca (CE). Campo dedicato proprio ad Alberto Varone.

Fiori dal cemento è un’idea. Permettetecelo: un’idea geniale. È l’idea di raccontare in modo particolare quella storia, per assumerci davvero la nostra responsabilità.

Fiori dal cemento è un progetto. È pianificare, informarsi, creare. È il progetto, ambizioso e spontaneo, di realizzare un cortometraggio.

Fiori dal cemento è, dunque, un cortometraggio. È il corto che racconta la storia di Alberto Varone, ucciso il 24 Luglio 1991 per mano di killer mandati da Mario Esposito, boss dei Muzzoni. È il corto che racconta la storia di un uomo semplice. Un uomo vero. Un uomo votato alla propria famiglia. Un uomo che ha scelto di esserlo fino alla fine.

Fiori dal cemento è lavoro: sceneggiatura, regia, riprese, location, ricerca di auto, luci, materiale, scenografia, cercare aiuti, logo, informazione, ciack, recitare, musica, esserci.

Fiori dal cemento è voglia. È voglia di provare ad essere qualcosa di importante. È la voglia di parlare, raccontare attraverso immagini e volti. È la voglia cresciuta spaccando una superficie dura di pregiudizi e stereotipi, di distacco. È la forza della rabbia tramutata in voglia che spacca questo suolo putrido e, in una calma esplosione, sboccia.

Fiori dal cemento è identità. La nostra, ma anche quella del nostro Paese. È identità verso la costituzione, i valori, la legge scout. È identità d’adozione rispetto alla Campania, è identità propria rispetto alla nostra cittadina. Per questo, unendo più che mai realtà e destini diversi, Fiori dal cemento è una storia lontana raccontata da molto vicino. È una storia di altrove rappresentata qui. Perché la sua identità dev’essere anche la tua.

Alberto Varone

Alberto Varone era un imprenditore di Sessa Aurunca che come secondo lavoro, per poter mantenere la sua numerosa famiglia, consegnava alle edicole della provincia di Caserta e del basso Lazio i giornali ogni mattina: lo uccisero alcuni killer che avevano come mandante Mario Esposito, boss del clan dei Muzzoni, la notte del 24 Luglio 1991.

Per via delle minacce rivolte ai familiari che si sono susseguite alla sua morte, la moglie Antonietta Sangermano e i cinque figli sono rientrati in un programma di protezione testimoni e hanno dovuto lasciare per sempre la loro terra d’origine.

Oggi, che di anni ne sono passati più di 20, il nostro intento è stato quello di dare forma a una speranza insita dentro a tutti i ragazzi che ogni giorno, su quelle terre, dicono il loro NO alla criminalità organizzata: che Alberto Varone non sia dimenticato. Che la sua storia possa viaggiare nel tempo per rimanere indelebile, per essere scolpita nelle menti di più gente possibile, per non dimenticare, attraverso lui, tutte le vittime innocenti di una guerra ingiusta.

Come e da dove è nato il progetto

Fiori dal cemento è un cortometraggio che abbiamo deciso di girare dopo l’esperienza che ad agosto 2012, tramite il progetto E-state liberi dell’Associazione Libera, ci ha portati sul bene confiscato alla camorra e dedicato ad Alberto Varone a Maiano di Sessa Aurunca.

Qui, ospitati dalla cooperativa Al di là dei sogni, noi del Clan Jonathan Livingston abbiamo svolto varie attività, da quelle manuali nei campi da coltivare a quelle più istruttive quali incontri con figure importanti della lotta alla criminalità organizzata. L’ideale della cooperativa Al di là dei sogni è quello di riconquistare la terra partendo dall’accoglienza dei più deboli: malati mentali, fuoriusciti da ospedali psichiatrici giudiziari, disabili.

A far visita alla cooperativa è stato anche il giornalista Sergio Nazzaro, che ne parla nel libro d’inchiesta Castel Volturno – Reportage sulla mafia africana (Ed. Einaudi, 2013), in cui spiega che «il budget di salute è un esperimento unico ed innovativo a livello europeo [ … ] Si diminuiscono le spese sanitarie del trenta per cento, permettendo ai pazienti di uscire da strutture sanitarie convenzionate ed avere un percorso umano, personale, che li riporta ad essere davvero cittadini. Una disabilità, mentale o fisica che sia, non preclude un recupero e la possibilità di un lavoro. I beni confiscati, divenuti luoghi di economia sociale, accompagnano i pazienti nella riscoperta di una propria vita, fino a renderli lavoratori pagati con un salario vero e proprio».

Inoltre, da qui è partita un’idea importante e rivoluzionaria, quella del Pacco alla camorra , un pacco con prodotti coltivati sui beni confiscati e distribuito dalla NCO (Consorzio di cooperative campane che tramite una Nuova Cooperazione Organizzata, un Nuovo Commercio Organizzato e una Nuova Cucina Organizzata, ribaltano il significato di quella “Nco” che era la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo): la voglia di un’economia sociale e autentica, che riesce a camminare con le proprie gambe. «Se devi liberare il territorio» spiega Simmaco Perillo, responsabile della Cooperativa, a Sergio Nazzaro «devi liberare le persone. Il territorio serve a fare un pezzo di recupero pazienti. Lo vedi da te che possono lavorare, produrre, avere una loro dignità. Non devono essere sempre assistiti, e possono essere creatori di vita. Ti sembra utopia? Beh, è quello che succede qua».

Forse solo quando ci si rende conto che quindi le organizzazioni criminali oltre al mercato della droga, della prostituzione e del gioco d’azzardo, e oltre ad affari in ambito edilizio, di smaltimento dei rifiuti e nella sanità, ha messo da tempo le mani anche sull’agricoltura (che come spiega il rapporto della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, sulla “Criminalità in agricoltura” «mostra gravi elementi di vulnerabilità dovuti a forme di isolamento geografico dei luoghi di lavoro e di fragilità degli addetti» e costringe così «l’agricoltore spesso solo, disarmato, inerme, a scendere a patti»), si può comprendere la vera importanza e il ruolo che i terreni confiscati, e destinati al riuso con finalità sociali, hanno acquisito.

Un terreno come quello di Maiano di Sessa Aurunca comprende 17 ettari che dal 1991 non sono in mano ad un’economia criminale, ma che solo dal 2008 sono davvero nelle mani del popolo, dei cittadini che si stanno riconquistando la terra un pezzo alla volta.

Dopo questa esperienza di forte impatto, quindi, essendoci resi conto che sensazioni ed insegnamenti così forti e tanto importanti andavano condivisi e diffusi il più possibile, la decisione unanime è stata quella di fare qualcosa di significativo per dare continuità al progetto. Avendoci i ragazzi della cooperativa raccontato in modo approfondito la storia di Alberto Varone, raccomandandosi di diffonderla il più possibile, abbiamo sentito sempre più viva in noi la voglia di farlo in un modo alternativo, nuovo, efficace e formativo: la realizzazione di un cortometraggio.

Sviluppo del progetto, esperienza sul set e post produzione

L’idea è maturata intorno al mese di ottobre del 2012, e da gennaio ci abbiamo lavorato seriamente: dapprima tre ragazzi del Clan si sono occupati di scrivere la sceneggiatura, iniziando a raccogliere più informazioni possibili a partire dai racconti uditi a Sessa Aurunca dai ragazzi, dalle testimonianze di un amico di Giancarlo Varone, figlio di Alberto, e da un libro, La bestia di Raffaele Sardo. Successivamente alla stesura ufficiale della sceneggiatura il Clan ha deciso di dividersi, in base alle competenze individuali, in sottogruppi organizzati che preparassero tutto l’occorrente poiché nessuno di noi è un professionista, e pertanto ci siamo divisi in ruoli in base alle nostre attitudini ed esperienze passate. La voglia di mettersi in gioco e la fiducia in noi stessi hanno sicuramente fatto il resto, dando così vita a tutti i gruppi che hanno costituito il team di Fiori dal cemento: regia e direzione della fotografia, scenografia, audio in presa diretta, attrezzisti, musicisti, location manager, trucco, costumi, segretaria di edizione e post produzione.

Tutti i 21 membri del Clan hanno saputo mettersi in gioco. Il 26 aprile 2013 sono iniziate le riprese di Fiori dal cemento con la parola entusiasmo che spingeva avanti l’ingenuità di un gruppo di ragazzi che forse non si rendeva ancora conto di ciò che il progetto sarebbe diventato.

I giorni di riprese sano poi stati in totale 9, in tre principali location diverse: queste (una casa, un negozio sfitto arredato dal gruppo della scenografia, ed un piazzale) ci sono state prestate gratuitamente da persone del nostro paese che hanno apprezzato il nostro progetto, e si trovano nel nostro Comune e nei dintorni, come anche tutte le strade ed i paesaggi.

Questa scelta, che pur sembra obbligata, è frutto di un ragionamento che ci ha portati a pensare che fosse giusto che il nostro paese della provincia di Asti fosse presente, con le sue caratteristiche e peculiarità, in questa storia ambientata a Sessa Aurunca: scelta che rappresenta ancora una volta l’intenzione reale di voler “condividere” con i ragazzi della cooperativa la storia di Alberto Varone, facendola anche un po’ nostra, unendo due realtà diverse accomunate da un solo intento di giustizia, sentendoci italiani prima che piemontesi o campani.

Anche il materiale utilizzato sul set è stato fornito da collaboratori o professionisti che ci hanno dato fiducia, e ci hanno così prestato i due microfoni che hanno catturato l’audio in presa diretta, la prima delle due macchine da presa che hanno immortalato le scene, e alcuni fari del parco luci.

E poi c’è chi invece ha investito in questo progetto le proprie conoscenze e abilità tecniche in modo da insegnarci ciò che non sapevamo. Un tale coinvolgimento di gran parte della comunità è motivato anche dal fatto che ormai da anni il Gruppo Scout AGESCI San Damiano 1 ha saputo guadagnarsi, con attività d’impegno sociale nel paese e nella zona, fiducia e sostegno da parte di tutti. Sottolineiamo inoltre che questi prestiti di oggetti e questa solidarietà verso il nostro progetto hanno fatto sì che la voce “spese” al bilancio del nostro cortometraggio rasentasse lo zero.

Il montaggio, iniziato ad agosto e finito ai princìpi di ottobre, è forse stata la parte professionalmente più difficile poiché contestualmente alla notevole mole di lavoro che c’era da fare, si è svolta tutta una grande parte di lavoro dedicata alla composizione e registrazione delle musiche originali. La post produzione ha invece incluso anche la parte di color correction e color grading, sincronizzazione audio e ricerca e campionamento di tutti quei suoni ambientali che non erano stati registrati sul set in presa diretta. In tutto abbiamo impiegato per questa fase circa tre mesi di lavoro, ultimato a pochi giorni dalla serata della prima proiezione svoltasi il 12 ottobre 2013.

Chi ha creduto nel progetto

Per la realizzazione del cortometraggio il cui titolo, Fiori dal cemento, è stato tratto dall’omonima canzone di Luca Fiore dedicata proprio ad Alberto Varone, il comune di San Damiano d’Asti ci ha concesso il patrocinio, poiché oltre a rappresentare noi il Gruppo Scout del paese ha ritenuto la nostra iniziativa lodevole. Questo ci ha permesso di compiere un’unione simbolica, che ci sta a cuore, tra due paesi così lontani e differenti ormai avvicinati da una storia e da una lotta, quella alla criminalità organizzata, che non deve conoscere distinzioni di territorio: poter girare a San Damiano d’Asti un cortometraggio sulla storia di Alberto Varone, vittima di camorra, vuol dire non solo portare la vita di un eroe semplice originario della Campania al nord, ma anche esserne diventati totalmente parte, ed essere da qui fianco a fianco con Simmaco Perillo e gli altri ragazzi della cooperativa Al di là dei sogni, che per prima ha dato importanza a questa vittima in nocente. Abbiamo successivamente ricevuto il patrocinio dal Comitato Don Peppe Diana, che da anni si occupa della lotta alla camorra tra le province di Caserta e Napoli identificandosi nel prete ribelle, insistendo sul concetto che le loro non sono unicamente “terre di camorra”, come le dipinge l’opinione pubblica, ma sono soprattutto le “terre di Don Peppe Diana”. Terre che ospitano dal 2008 il Festival dell’impegno civile, manifestazione itinerante che si tiene nei terreni confiscati alla camorra e all’interno del quale abbiamo proiettato Fiori dal cemento nel luglio 2014, proprio in occasione della tappa sul bene confiscato Alberto Varone di Maiano di Sessa Aurunca. Per quanto concerne le collaborazioni ha preso poi vita in corso d’opera la collaborazione con Paolo Maggioni, attuale giornalista della redazione di Rai News e co-conduttore tra il 2011 e il 2014 di Caterpillar su Rai Radio 2, che da qualche anno organizza con l’associazione Libera di Don Luigi Ciotti un’asta benefica all’insegna della legalità. Paolo Maggioni, alla proposta rivoltagli da noi ragazzi, ha subito mostrato la sua totale approvazione sposando il progetto e ricoprendo così un ruolo d’eccezione all’interno del cortometraggio.

Pagina aggiornata al 10/03/2018